Ogni giorno i politici italiani litigano fra loro, non importa che siano di centro, di sinistra o di destra. Soprattutto litigano all’interno delle alleanze, delle unioni, delle coalizioni e del governo. Sicuramente la stampa ingigantisce il fenomeno, che comunque è esteso e preoccupante. Il voto degli italiani è tenuto in poco conto, e quello che è stato scelto dalle elezioni viene cambiato quando e come si preferisce. Spesso il voto è dato dopo avere valutato un programma politico, ma a causa dei litigi, dei disaccordi e purtroppo, alcune volte, della volontà di non realizzarlo (il programma) diventa inutile (il voto e il programma). L’Italia ha bisogno di progredire di migliorare, ma il cambiamento è lento, troppo lento, le leggi importanti non si fanno e se si fanno si fanno male. Si torna spesso indietro e si va poco avanti. Le coalizioni non sono più un bacino di idee da mettere in pratica, un sistema per trovare soluzioni migliori di quelle pensate da pochi, ma un modo per ottenere quello che si vuole minacciando la caduta del governo o dell’amministrazione locale. Molti politici si preoccupano e gridano che fra gli italiani sta crescendo il male: l’antipolitica. Si sbagliano, non è antipolitica, ma è voglia di fare e di riscoprire la politica, i fatti lo dimostrano: l’Italia è uno dei pochi paesi che hanno un’altissima affluenza alle urne. Protestare contro il modo di fare di molti parlamentari, assessori, ministri,… , non vuol dire essere contro la politica, desiderare un cambiamento in meglio è naturale. In parlamento non si va a litigare, ma ad attuare il programma, senza lotte per le poltrone, senza favori da chiedere e da soddisfare. Certo il confronto di idee ci deve essere, ma come accade nel resto del mondo civilizzato: proponendo, valutando, discutendo insieme per il bene di tutto il paese e di tutti i cittadini.
domenica 9 marzo 2008
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